Qualcuno ha scritto che “la poesia è il linguaggio dell’anima”, non saprei dire. “Anima”, è un termine che si presta a varie interpretazioni.
A volte questa voce arriva in momenti inaspettati, imprevedibili, anche in mezzo alla confusione e al caos.
Sicuramente predilige il silenzio.

Sono tentato di credere che questa “anima”, ci parli continuamente, che ci sia una linea diretta. È l’ascolto, che non è sempre presente.
Siamo costantemente tentati e sottoposti alla distrazione. La poesia è allora uno spazio riservato, un’area protetta, l’intimità con un’anima che non è nostra, che va oltre lo spazio ristretto che ci tiene a volte prigionieri.

 

La poesia è un momento

di intimità con sé stessi.

L’ ascolto di un “Sé” profondo,

un filo di voce che si

arrampica sulle parole

come una lettera d’amore.

Uno spazio aperto

che appartiene a chi legge

come a chi scrive. 

L’intimità emotiva con qualcuno

che non sappiamo,

ma di cui sentiamo,

tuttavia, la presenza.

Prima di tutto, umani,

uno di fronte all’altro, vorremmo

dirci d’un fiato, tutto

quello che non sappiamo.

La differenza che c’è,

tra noi e il gatto del vicino

che si arrampica sugli alberi.

Aperti e chiusi; paure congelate

dentro al frigo nuovo

e il caos degli ultimi giorni.

Resto in attesa che tutto

si avveri, miracoli compresi.

Prima di tutto, umani,

uno di fronte all’altro, vorremmo

dirci d’un fiato, tutto

quello che non sappiamo.

La differenza che c’è,

tra noi e il gatto del vicino

che si arrampica sugli alberi.

Aperti e chiusi; paure congelate

dentro al frigo nuovo

e il caos degli ultimi giorni.

Resto in attesa che tutto

si avveri, miracoli compresi.