Dalla prefazione di Maria Lia Lotti.
“Una manciata di foglie” è un’opera che si respira, un viaggio intimo attraversando il tempo presente con la grazia di un respiro antico. È un dialogo personale con il lettore, un invito a confrontarsi con le domande fondamentali dell’esistenza, cui l’autore offre un itinerario interiore che ha la forza discreta di una verità vissuta.
Ogni testo è una soglia che si apre su paesaggi dell’anima, dove la parola poetica diventa “atto etico”, gesto umano, offerta di riflessione e condivisione, lasciando al lettore la possibilità di trarre le sue personali conclusioni.
La raccolta si svolge in quattro movimenti, che invitano il lettore in un percorso di consapevolezza. “Se tu fossi qui, e se ci fossi anch’io…” Dove traspira che l’esserci, va oltre la presenza fisica.
Si può ordinare da QUI
Il primo movimento affronta con sguardo partecipe i grandi temi del nostro tempo.
Il mare, simbolo di bellezza apre la lettura, ma poche righe dopo diventa lo specchio della coscienza individuale e collettiva, osservando il dolore del mondo; l’assurdità della guerra, l’ingiustizia, l’indifferenza che disumanizza. Infatti, la descrizione del mare si scontra immediatamente con la cruda immagine di bambini “vittime di un destino maldestro”, ponendo interrogativi esistenziali sulla presenza di una giustizia superiore o sulla sua assenza. “C’è qualcuno, più in alto, …/ O siamo soli, noi umani/ compagni l’un l’altro/ di una tremenda vuota/ insensatezza?”
Tuttavia, i testi successivi si aprono alla possibilità di un risveglio, e la sezione termina nella totale fiducia:
“Io li vedo, non è difficile, /perché sono già qui, /dentro di noi, come noi. /L’unica differenza/è che loro saranno umani.”
Il secondo, strutturato attorno alla formula “prima di tutto”, indica una direzione, un ritorno alle priorità elementari dell’esistenza, prendendo le distanze dal mondo attuale, un richiamo all’azione e alla trasformazione interiore, un invito a deporre le armi, reali e simboliche, per liberarsi dalla rabbia e dall’aggressività che ci impediscono di creare relazioni sane, in armonia.
La poesia assume quasi il tono di un nuovo decalogo civile e spirituale, come se il poeta cercasse di riscrivere, o meglio ricordare, le basi fondamentali del nostro stare insieme.
Il terzo movimento si apre a un tono più intimo, quasi una preghiera. Le domande personali, ad esempio, “Come stai?” si trasformano in un invito all’ascolto reciproco e alla ricerca di autentiche connessioni umane. Qui la poesia diventa incontro, relazione, voce che cerca un’altra voce, anche nel silenzio. Ed esprime una profonda fiducia nella vicinanza, e nella possibilità di incontrarsi in un abbraccio vero. La consapevolezza che “ho imparato a perdonare ciò che non accade” si unisce al desiderio di unità, di essere “uno di fronte all’altro/ uniti come una preghiera”.
Il quarto si fa più raccolto, accostando la bellezza di ogni paesaggio alla difficoltà delle relazioni e dei legami, fino alla poesia che chiude la raccolta, dove la morte, non è accolta come fine, ma come apertura verso un panorama più ampio e più vero. “Attendo il tuo mistero/e mi apro, /come il vermiglio tramonto/ si apre/ nell’immensità del cielo.
Tutta la raccolta nel suo insieme è un inno alla vita in tutte le sue manifestazioni e fragilità.
La voce del poeta è sempre diretta, colloquiale, profondamente umana. E proprio in questa semplicità risiede la sua forza. Le immagini sono essenziali, i versi spesso brevi, come dettati da un’urgenza meditata.
L’autore rifiuta ogni artificio retorico: c’è una nudità che disarma e consola. È una scrittura capace di profondità senza diventare oscura, di intensità senza cadere nel giudizio e nell’accusa.
C’è in questo libro una tensione costante in equilibrio tra dolore e compassione, tra sconfitta e fiducia nella umana evoluzione.
È una poesia che si sottrae sempre al cinismo e al compiacimento, scegliendo invece l’ascolto, la prossimità, la tenerezza.
Ogni verso, anche il più amaro, si conclude con un richiamo alla vita, alla possibilità di riconciliarsi con sé stessi e con gli altri.
In un tempo frammentato e assordato da parole vuote, “Una manciata di foglie” ci invita a fermarci, a respirare, a ricordare chi siamo, che siamo fragili, ma sempre capaci di amare.
C’è una dolcezza sottile che attraversa tutta l’opera: una carezza rivolta a ogni creatura, a ogni essere umano, come una “presenza” costante che permette a chi legge di non sentirsi mai solo.
È un’opera che tocca corde profonde, lasciando nel lettore un’eco di speranza e consapevolezza, un invito a cogliere ogni “soffio” di vita e a trasformarlo in amore e bellezza, un’opera esemplare, dove l’autore ben oltre la pura espressione di sé, cerca e offre una via di salvezza a questo tribolato e contraddittorio mondo contemporaneo.
Maria Lia Lotti
Si può ordinare da QUI